Gruppi di acquisto solidale: una scelta etica

Ultima modifica 23 settembre 2019

Dai gruppi informati ai distretti di economia solidale.

Tutto è cominciato alla fine degli anni '80 con il boicottaggio dei prodotti alimentari e artigianali fabbricati dai colossi multinazionali: Del Monte per l'ananas e le banane, Nestlé per il latte in polvere e la cioccolata, Nike per i palloni da calcio.

Gli aderenti alle campagne di boicottaggio hanno subito parlato di “consumo critico”, un nuovo modo di fare acquisti rispettoso dell'ambiente e dei diritti umani. Sotto accusa, lo sfruttamento del lavoro minorile (i palloni Nike cuciti a mano dai bambini nepalesi) le massacranti condizioni dei braccianti Del Monte nelle piantagioni del Kenya, la scorretta informazione condotta da Nestlé nell'Africa Nera, al fine di disincentivare l'allattamento al seno e optare per il costoso (e meno nutriente) latte in polvere.

Da allora, il consumo critico ha preso piede rapidamente in tutta Italia attraverso il volto dei GAS, dal 1999 riuniti nel coordinamento ReteGAS.

Il Gruppo di acquisto solidale è una scelta etica fondata sull'importanza delle relazioni umane e della condivisione con gli amici e, perché no, con i vicini di casa. Il meccanismo infatti è semplicissimo: un GAS altro non è che un gruppo di persone o di famiglie che ordinano la spesa insieme, scegliendo il fornitore secondo precisi criteri etico-ambientali. I prodotti provengono prevalentemente da colture di agricoltura biologica gestite da imprese agricole o da cooperative locali.

I criteri guida sono precisi: rispetto dell'uomo (no all'acquisto di prodotti provenienti da circuiti multinazionali basati sullo sfruttamento e l'ingiustizia sociale), tutela della salute (scelta di prodotti non inquinati dai pesticidi) e amore per l'ambiente.

Come spiega il documento base della Rete GAS:

“Scegliere prodotti locali significa ridurre l'inquinamento, il consumo di energia e il traffico per il trasporto della merce. Inoltre, dovendo viaggiare di meno, gli alimenti arrivano più freschi sulle nostre tavole e richiedono quindi meno conservanti. L'arrivo di grosse quantità di prodotto, smistate e ripartite tra le famiglie in modo casereccio come si faceva un tempo, riduce gli imballaggi (bottiglie, buste di carta o plastica) o comunque impone il riutilizzo di quelli già esistenti”.

Il sistema dei GAS consente infine un rapporto diretto tra produttori e consumatori, nonché la conoscenza immediata delle caratteristiche degli alimenti, anche attraverso visite guidate presso l'azienda agricola fornitrice. In questo modo, come spiegano gli “acquirenti solidali”, l'oggetto o il cibo escono dall'anonimato e acquistano una loro storia”.

Nel nostro territorio è decollato il progetto a filiera corta “Spiga e Madia” che permette di intervenire su un prodotto di base come il pane (coltivazione, molinatura, panificazione, nel raggio di 50 km e distribuzione attraverso la Rete GAS).

Il prezzo è trasparente e concordato fra i vari attori del progetto e prevede una partecipazione al “rischio” del contadino (eventi atmosferici dannosi ecc.).

Ma gli acquisti solidali stanno ormai oltrepassando i confini del settore alimentare. I GAS puntano a trasformarsi da gruppi informali a veri e propri distretti economici alternativi – molti gruppi si stanno infatti organizzando per promuovere l'acquisto collettivo di energia pulita, come primo passo verso l'auto-produzione territoriale, l'installazione di pannelli fotovoltaici e altri sistemi di utilizzo delle fonti di energia rinnovabili (come la geotermia), riscattandosi così dalla dipendenza dai colossi finanziari che oggi erogano luce e gas.

È stata aperta una campagna sul tema “vestire critico” e sulla possibilità di individuare filiere alternative e interamente naturali quali la canapa e il lino.

Finanza Etica e Comunicazione sono campi di intervento possibile ed in parte praticato.